Scritti da Saturno

di Rossella Arena

Mese: novembre, 2012

Nanowrimo 2012.

Grazie alla segnalazione della carissima Gioia Gottini, che in uno dei suoi ultimi post aveva parlato anche del Nanowrimo, sono venuta a conoscenza di quella che ho trovato fin dall’inizio davvero una bellissima iniziativa: un mese da dedicare in tutto il mondo alla scrittura, 30 giorni per scrivere almeno 50000 parole. Ho deciso subito di partecipare e mi sono lanciata con entusiasmo in questa esperienza. Sono arrivata alle 50000 parole il 25 novembre, ma in realtà il libro cui sto lavorando ne richiede molte di più e quindi sto continuando a scrivere.

Non pensavo sarebbe stato così semplice arrivare al traguardo, e sono molto contenta del risultato raggiunto. Ringrazio tutte le persone che con me hanno partecipato a questa iniziativa (molti sono ancora al lavoro: forza ragazzi!) e tra professione, famiglia, impegni quotidiani e svaghi del week-end, hanno comunque trovato il tempo da dedicare a una delle loro più grandi passioni.

Ecco qualche estratto dal libro in lavorazione.

* Grazia nel suo silenzio sapeva e vedeva tutto […] E più vedeva, più sapeva, più si convinceva che solo nel silenzio si poteva conoscere la verità, che nella vita di tutti i giorni i suoi zii erano semplicemente una coppia di persone un po’ strane, e sua madre era semplicemente sua madre, e lei era semplicemente una bambina silenziosa, e suo padre era semplicemente morto. Ed invece c’era di più, c’era sempre di più.

* Sulla tavola c’era una torta al cioccolato. Sopra la superficie marrone, era stata disegnata con estrema cura l’immagine di una bambina che teneva in mano una ventina di palloncini colorati. “Mi piacerebbe ogni tanto vederti così spensierata, solo ogni tanto…” spiegò lo zio. 

* “Vedrai, quando sei triste, fare un bel bagno nell’acqua calda ti fa sentire subito meglio” “Lo so, a volte lo faccio anche a casa mia. Anche se mi dispiace un po’ per gli gnomi” “Quali gnomi?” “Dai, te ne ho parlato. Quelli che costruiscono il castello nelle tubature”. “Ah quelli! Abitano ancora lì?” “Sì, certo, dove dovrebbero andare? A loro piace la nostra casa”.

Buona scrittura a tutti!

 

“Nella moltitudine”.

Sono quella che sono.
Un caso inconcepibile
come ogni caso.

In fondo avrei potuto avere
altri antenati,
e così avrei preso il volo
da un altro nido,
così da sotto un altro tronco
sarei strisciata fuori in squame.

Nel guardaroba della natura
c’è un mucchio di costumi:
ragno, gabbiano, topo di campagna.
Ognuno va subito a pennello
ed è portato docilmente
finché si consuma.

Anch’io non ho scelto,
ma non mi lamento.
Potevo essere qualcuno
molto meno a parte.
Qualcuno d’un formicaio, banco, sciame ronzante,
una scheggia di paesaggio sbattuta dal vento.

Qualcuno molto meno fortunato,
allevato per farne una pelliccia,
per il pranzo della festa,
qualcosa che nuota sotto un vetrino.
        

      Un albero conficcato nella terra,
a cui si avvicina un incendio.

        Un filo d’erba calpestato
dal corso di incomprensibili eventi.

        Uno nato sotto una cattiva stella,
buona per altri.

        E se nella gente destassi spavento,
o solo avversione,
o solo pietà?

        Se al mondo fossi venuta
nella tribù sbagliata
e avessi tutte le strade precluse?

        La sorte, finora,
mi è stata benigna.

        Poteva non essermi dato
il ricordo dei momenti lieti.

        Poteva essermi tolta
l’inclinazione a confrontare.

        Potevo essere me stessa – ma senza stupore,              

        e ciò vorrebbe dire
qualcuno di totalmente diverso.

(Wislawa Szymborska)

È questa la natura del femminile: oscillante. (di Simona Oberhammer)

Condivido con piacere questo scritto di Simona Oberhammer:

 

Ieri mattina mi sono svegliata presto e,
dopo aver preparato l’acqua e limone calda 
(la mia bevanda della salute) sono andata in bagno
per farmi una doccia. 
C’era tepore nella stanza, perché si era acceso in automatico
il termoconvettore. Mi sono seduta su un panchetto di legno
che uso per appoggiare le cose. Ho sorseggiato la mia bevanda, 
immersa nell’atmosfera turchese (è il colore delle mattonelle) 
e intanto i miei pensieri si sono mescolati alle  sensazioni… 
…e poi ho iniziato a piangere. 
Sì, a piangere. 
Non c’era un motivo particolare, forse qualche preoccupazione, 
forse un po’ di stanchezza che si stemperava in una giornata festiva
in cui potevo avere un po’ più di tempo per me. 
Sentivo malinconia, e sentivo lacrime calde e salate 
scorrermi lungo le guance. Con gli occhi umidi 
e lo sguardo perso nel lago turchese del  bagno, 
la bevanda scorreva lentamente nel mio corpo… 
e insieme a lei le lacrime. Nel tepore di quel momento 
io lasciavo che tutto accadesse…
e intanto avvertivo che si scioglievano 
sensazioni  sedimentate da qualche parte, a mia insaputa. 
Accade così, quando la nostra anima ha un po’ di spazio 
per manifestarsi: scioglie e  dissolve ciò che si era raggrumato. 
Ciò che comprimiamo nella vita di tutti i giorni. Alle donne succede, 
ancor più che agli uomini, di vivere lacrime improvvise. 
Mila, la mia Maestra, la donna che mi ha guidato 
nella Via Femminile, mi ha insegnato che queste lacrime 
vanno accolte, non vanno rifiutate. Tante volte invece le scacciamo 
dicendo: «Ma perché sto piangendo!», «Ma cosa mi sta succedendo! ». 
È la natura del femminile: oscillante
Sono i nostri stessi ormoni a dare una spiegazione. 
Quando ho scritto il libro “Olofem: Femminile sconosciuto” oltre a parlare
della mia esperienza nella Via Femminile e di ciò che ho 
imparato con Mila, ho anche aggiunto delle spiegazioni 
riguardo alla nostra fisiologia. Io sono naturopata e ricercatrice 
e quindi anche l’aspetto scientifico fa parte di me. 
È proprio nel nostro corpo, nella nostra matrice biologica, 
che troviamo le motivazioni al nostro essere femminile. 
I nostri ormoni, per esempio, sono diversi da quelli maschili: 
estrogeni e progesterone oscillano e fluttuano, 
diversamente dal testosterone che ha un andamento più lineare. 
È normale per noi donne passare da uno stato d’animo all’altro:
vivere una malinconia inattesa e poi magari tuffarci 
in una gioia improvvisa. 
Senza motivi particolari. 
Il problema però nasce quando contrastiamo questa oscillazione: 
vogliamo essere tutte d’un pezzo, lineari, uguali, prevedibili. 
Ma noi non siamo così. 
Perché la natura femminile non è così.
Questa mattina, mentre sentivo le lacrime scorrere, 
lasciavo che si dissolvessero nell’atmosfera turchese in cui ero immersa. 
Mentre le lacrime continuavano a scendere sono entrata nella doccia, 
ho lasciato scorrere l’acqua calda sul viso. Sentivo le goccioline 
scorrere e mescolarsi alla mia malinconia di quel momento. 
Avvertivo l’acqua scivolare lungo la schiena, lungo le braccia, le gambe, e in quella 
dimensione umida e calda continuavo a vivere il mio stato d’animo. 
Tante volte le persone mi dicono: «Simona, tu sorridi  molto. 
Sembra che per te tutto vada bene!». 
Sì, sorrido, perché nella Via Femminile ho imparato che il sorriso 
fa entrare in quella leggerezza che spesso ci manca. 
Se affrontiamo la giornata, o un problema, con il sorriso di sicuro 
la situazione non peggiora.
Anzi siamo più positive nel vedere la soluzione. 
Però quel sorriso può nascere spontaneo 
solo perché mi concedo di accogliere i miei momenti di tristezza, 
mi “gusto“  anche i miei momenti difficili. 
Perché fanno parte di me.
Ecco, questa è la possibilità di oscillare 
dalla dimensione oscura a quella luminosa. 
È un modo diverso di vivere noi stesse, che ci rende forti.