I miei occhi. (2)
di rossella
Vedevo doppio, e la cosa mi confondeva non poco. Era in effetti un momento di grande confusione nella mia vita, proprio tutto il contrario di ciò che desideravo. Dentro di me però riuscivo a vedere un punto fermo e luminoso, da quello mi facevo guidare come se, all’interno di un ciclone, tenessi lo sguardo fisso sull’immobile occhio al centro.
I primi approcci con la rieducazione visiva furono rari e distanziati fra di loro. La dottoressa a cui avevo deciso di rivolgermi aveva uno studio a Rovigo, e uno a Milano. Scelsi quello di Rovigo, ma allora non avevo una fissa dimora: soggiornavo a Roma, qualche volta andavo in Calabria, trascorsi anche un periodo a Nizza, in Francia. Feci quindi qualche visita sporadica, ma soprattutto cominciai a trovare il tempo da dedicare quotidianamente agli esercizi di rieducazione.
La rieducazione visiva consiste appunto nel rieducare gli occhi, portandoli ad assumere un equilibrio visivo naturale, tramite degli esercizi molto semplici, che richiedono un 30-20 minuti al giorno per la loro esecuzione. Cliccando qui è possibile leggere la biografia della mia dottoressa e apprendere, tra le altre cose, che il suo primo incontro con questi esercizi avvenne leggendo dei manuali di William Bates: inizialmente testò gli esercizi su sé stessa (per una forte miopia), poi nel tempo, dopo risultati sempre più eclatanti, elaborò un suo vero e proprio metodo, dedicandosi completamente all’applicazione e allo sviluppo della rieducazione visiva.
Il primo esercizio con cui ebbi a che fare si chiamava Sole: un punto da fissare, tante linee che convergevano su di esso, in modo da aiutare i due occhi a vederlo insieme, mantenendo costantemente al centro il loro sguardo.
A questo esercizio ne ho gradualmente aggiunti altri, che prevedevano l’utilizzo di due matite e, successivamente, di una mira posta ad altezza occhi sulla parete.

Visione Binoculare, C. Zandonella http://www.rieducazionevisiva.it
Giorno dopo giorno questi esercizi hanno dato i loro frutti, ma alla loro pratica quotidiana ho affiancato anche un lavoro di introspezione, la cui necessità si è fatta strada spontaneamente.
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