Grazie alla segnalazione della carissima Gioia Gottini, che in uno dei suoi ultimi post aveva parlato anche del Nanowrimo, sono venuta a conoscenza di quella che ho trovato fin dall’inizio davvero una bellissima iniziativa: un mese da dedicare in tutto il mondo alla scrittura, 30 giorni per scrivere almeno 50000 parole. Ho deciso subito di partecipare e mi sono lanciata con entusiasmo in questa esperienza. Sono arrivata alle 50000 parole il 25 novembre, ma in realtà il libro cui sto lavorando ne richiede molte di più e quindi sto continuando a scrivere.
Non pensavo sarebbe stato così semplice arrivare al traguardo, e sono molto contenta del risultato raggiunto. Ringrazio tutte le persone che con me hanno partecipato a questa iniziativa (molti sono ancora al lavoro: forza ragazzi!) e tra professione, famiglia, impegni quotidiani e svaghi del week-end, hanno comunque trovato il tempo da dedicare a una delle loro più grandi passioni.
Ecco qualche estratto dal libro in lavorazione.
* Grazia nel suo silenzio sapeva e vedeva tutto […] E più vedeva, più sapeva, più si convinceva che solo nel silenzio si poteva conoscere la verità, che nella vita di tutti i giorni i suoi zii erano semplicemente una coppia di persone un po’ strane, e sua madre era semplicemente sua madre, e lei era semplicemente una bambina silenziosa, e suo padre era semplicemente morto. Ed invece c’era di più, c’era sempre di più.
* Sulla tavola c’era una torta al cioccolato. Sopra la superficie marrone, era stata disegnata con estrema cura l’immagine di una bambina che teneva in mano una ventina di palloncini colorati. “Mi piacerebbe ogni tanto vederti così spensierata, solo ogni tanto…” spiegò lo zio.
* “Vedrai, quando sei triste, fare un bel bagno nell’acqua calda ti fa sentire subito meglio” “Lo so, a volte lo faccio anche a casa mia. Anche se mi dispiace un po’ per gli gnomi” “Quali gnomi?” “Dai, te ne ho parlato. Quelli che costruiscono il castello nelle tubature”. “Ah quelli! Abitano ancora lì?” “Sì, certo, dove dovrebbero andare? A loro piace la nostra casa”.
Buona scrittura a tutti!
In questo momento sto leggendo Di che sogno sei?, un innovativo manuale per non solo comprendere ma anche “attivare” i nostri sogni. Uno dei messaggi del libro, che mi trova pienamente d’accordo, consiste appunto nell’accogliere il sogno come un’importante comunicazione che ci fa l’Inconscio, spesso ricca di indicazioni che possono migliorare la nostra vita, o il modo di viverla. Maggiori informazioni, le trovate qui, sul sito dell’autrice Gioia Gottini (life coach) e qui, sul sito della casa editrice (Express edizioni).
Un altro libro che sto trovando molto interessante è Disegnare con la parte destra del cervello, di Betty Edwards. Si tratta di un vero e proprio corso di alfabetizzazione… del disegno. Secondo la Edwards, se da adulti non abbiamo acquisito delle capacità di base nel disegno, è solo perché non abbiamo appreso a farlo attivando la parte destra del nostro cervello, quella strettamente legata alla creatività. La parte sinistra, quella che solitamente ha più spazio nel nostro quotidiano, è la più razionale, preposta all’apprendimento del linguaggio e addetta alla sintesi delle informazioni: per questo motivo, guardando ad esempio un fiore “con la parte sinistra”, non lo vedremo nel dettaglio, nell’insieme di linee e curve che lo compongono, ma lo classificheremo velocemente come “fiore”, richiamando nella nostra mente il simbolo semplificato che lo rappresenta. Secondo l’autrice il segreto dell’imparare a disegnare sta appunto nel disattivare temporaneamente la parte sinistra del cervello, per lasciare spazio alla destra; se rimane in funzione la prima, il nostro disegno non sarà mai realistico, perché ci verrà spontaneo non ritrarre quel che vediamo, ma disegnarne il simbolo, come facevamo durante le nostre prime esperienze artistiche, all’asilo! Ecco perché chi dice “non so disegnare”, lamenta frequentemente che i suoi lavori sembrano realizzati da un bambino, desistendo dal continuare. La cosa che più mi entusiasma in questa lettura è che l’autrice collega il saper disegnare, oltre che a una predisposizione innata (c’è chi ha avuto la fortuna di comprendere da solo come passare dalla funzione sinistra alla destra), proprio allo sviluppare la capacità di vedere bene, di cambiare sguardo e non avere una visione sommaria della realtà, sapendola osservare (quando necessario), in ogni minimo dettaglio.