Da *S*aturno

Perché questo blog si chiama “Scritti da Saturno”? Quando l’ho aperto dal punto di vista astrologico stavo vivendo un momento importante, si era appena concluso il mio “primo ciclo di Saturno”.

Cos’è il primo ciclo di Saturno?

Saturno, prima della scoperta di Urano, Nettuno e Plutone, era considerato il pianeta più lento del nostro sistema solare: per compiere un giro completo, un ciclo appunto, impiega 28-30 anni. Al momento della mia nascita ad esempio Saturno si trovava a 0° dello Scorpione: ad ottobre 2012 ho vissuto il suo ritorno su questa posizione, che ha segnato la conclusione del suo primo ciclo nella mia vita. 

Cosa comporta la chiusura del primo ciclo di Saturno? Arrivare ai  primi 28-30 anni è per un giovane un momento importante,  in cui tutte le sue energie si orientano spontaneamente verso una decisiva crescita. Dopo diverse esperienze, egli vorrà capire cosa ha assorbito di quanto ha visto e vissuto, apprendendo gradualmente a selezionare tutto ciò che è realmente utile per la propria maturazione. L’obiettivo è innanzitutto la purificazione, interiore ed esteriore. Mi rivolgo ai miei coetanei: per prepararci al termine di questo ciclo possiamo quindi identificare giorno dopo giorno ciò che nella nostra esistenza non serve più, ovvero tutte le situazioni e convinzioni che ci trattengono dal progredire. In questo compito non semplice il cammino di Saturno ci aiuta, creando nel tempo lo spazio per avvenimenti significativi. Molti giovani alla soglia dei 30 si saranno ritrovati o si ritroveranno improvvisamente di fronte a situazioni che possono richiedere un certo impegno: un grande amore, la malattia di un familiare, un trasferimento, la perdita o il cambiamento del lavoro, etc. Saranno spinti di conseguenza verso un’importante selezione delle cose a cui dedicare tempo ed attenzione. Si chiederanno di fronte alla perdita o alle difficoltà o alle scelte importanti cosa per loro è davvero essenziale ora, all’inizio dell’età adulta.

saturno

In realtà mi rivolgo a tutti, perché il procedere di Saturno tocca anche altre età della vita: a 57-59 anni ad esempio, con il chiudersi del suo secondo ciclo, si imporrà un altro importante momento di riflessione. Le tematiche saranno analoghe a quelle sollevate dal primo ciclo (pulizia interiore, abbandono di vecchi modelli) ma in questo caso l’esperienza accumulata renderà la riorganizzazione delle priorità ancora più matura e consapevole.

Un altro importante ciclo poi è quello che Saturno compie ogni 7 anni, quando forma con il nostro Saturno natale degli aspetti astrologici (quadrature, opposizioni), che vanno a stimolarlo e a produrre crescita e cambiamenti. Esempi macroscopici: a 7 anni il bambino rafforza la fiducia in sé stesso e diventa più creativo,  a 14 si colloca la famosa crisi adolescenziale, a 21 si ha un primo confronto più decisivo con il mondo esterno, a 28-29 si chiude appunto il primo ciclo con delle scelte importanti, e così via. Tutte queste età e quelle che ci raggiungono ogni 7 anni circa si rivelano decisive per la riflessione e l’osservazione di noi stessi. Se le viviamo con attenzione, possiamo individuare con naturalezza le modalità e i momenti più adatti per rinnovare la nostra esistenza.

A fine 2011 ho scoperto anche che per me era iniziato un ciclo che in Astrologia Vedica viene chiamato “Sade Sati”, in cui per sette anni e mezzo (questo vuol dire il nome) la luna natale e il Saturno di transito entrano in relazione in modo particolare, favorendo notevoli cambiamenti nella vita della persona interessata. Ho piacere di riportare la storia di Shani, la divinità indiana corrispondente a Saturno, per far comprendere quanto pure in questa tradizione si associno i cicli di Saturno (e gli aspetti che esso forma con i vari pianeti) a momenti rilevanti e di grande evoluzione.  Ho tratto la storia da questo articolo:

Shani Saturno era figlio del Sole e dell’Ombra. È raffigurato come un vecchio scuro di pelle, indossa abiti neri o blu, regge la spada e le frecce. Cavalca un avvoltoio nero o un corvo. Samjgya non poteva sopportare il fulgore bruciante dei raggi emanati dal marito Sole, perciò per godere l’amplesso solare, senza essere accecata dalla sua luce, si trasformò in Chhaya, l’ombra. Dall’unione di Suriya (Sole) e Chhaya nacque Shani (Saturno), un bambino dalla pelle molto scura. Appena partorito, il neonato guardò il Sole e vi fu un’eclissi totale. Suriya allora, offeso e addolorato, non volle credere che quello fosse suo figlio e lo considerò illegittimo. Subito dopo, Déi e umani ebbero timore dello sguardo di Shani per le conseguenze che ne sarebbero potute scaturire. Shani-Saturno crebbe con un forte rancore verso il padre, soprattutto perché rifiutandolo, egli aveva alimentato la superstizione sulla pericolosità del suo sguardo. Perfino Sati, la moglie di Shani, in qualche modo, finì per amplificare questa superstizione, contestualizzandola e rendendola reale. Infatti, desideroso di evolvere, Shani era spesso dedito a profonde meditazioni, distaccandosi da tutto. Una volta, dopo aver fatto il bagno, Sati si avvicinò a Shani, desiderosa di unirsi a lui. Purtroppo, Shani non avvertì la sua presenza, non la vide. Incollerita, ella lo maledisse, condannandolo a creare difficoltà a chiunque incontrasse il suo sguardo. Quando Shani uscì dallo stato meditativo, si unì con amore e ardore alla moglie, ma ormai la maledizione era già in corso. Sati non poté vanificarla, ma riuscì comunque a modificarla: per ogni nativo l’incontro con Shani avrebbe comportato una serie di eventi (negativi e positivi) connessi al miglioramento dello stato evolutivo. Shani continuò la sua vita di meditazione e austerità; infine, Shiva lo tramutò in un pianeta, consolidando la sua natura come portatore di consapevolezza con tutti i suoi sviluppi. Anche la Dea Parvati, compagna di Shiva, volle premiarlo, promettendogli che nella vita umana, gli eventi importanti avrebbero portato l’impronta di Saturno per transito o per aspetto. La Dea aggiunse che un buon santo sarebbe sempre stato connotato da una buona posizione di Shani alla nascita.