Scritti da Saturno

di Rossella Arena

Tag: amore

Il potere del giudizio.

Carissimi lettori, dopo un abbondante mese di vacanza, volevo parlarvi di un tema su cui rifletto da tanto: il potere del giudizio. Credo che abbia molto a che vedere con il modo in cui veniamo educati. Ho visto dei bambini terrorizzati di fronte a un adulto, o comunque decisamente attenti alla sua reazione. Quasi istintivamente siamo abituati ad ammonirli con dei severi “no!”, appena fanno qualcosa di sbagliato. Loro sentono che siamo arrabbiati ma non capiscono bene il perché. Pian piano si adeguano alle richieste degli adulti, per essere rimproverati il meno possibile.

Ecco, io il potere del giudizio lo ricollego a questo. Mi spiego meglio. Il giudizio è come un rimprovero, un comunicare all’altro: tu non vai bene così. Questo messaggio ha un forte impatto emotivo su ognuno di noi. Perché tutti abbiamo bisogno di conferme e rassicurazioni, e a nessuno fa piacere essere giudicato. Non criticato, attenzione: la critica anzi può essere costruttiva ed utile. Quando è fatta con cura, porta crescita ed affinamento delle proprie capacità: può essere anche più preziosa di un complimento superficiale. Il giudizio invece è sì una critica, ma  esposta con una certa durezza ed aggressività; un’osservazione fatta per puntare il dito contro l’altro, senza pensare né alla sua reazione, né se quello che diciamo possa effettivamente aiutarlo. I giudizi sono frasi sprezzanti, che tutti capiamo quanto sia spiacevole ricevere: questa comprensione risulta però meno evidente quando siamo noi che le rivolgiamo agli altri. 

Le persone molto giudicanti sono temute e “rispettate” proprio per questo motivo: a nessuno fa piacere ricevere le loro pungenti e fredde considerazioni. A livello sociale si arriva addirittura a ritenerle forti e coraggiose, perché non hanno paura di dire agli altri quello che (di male) pensano. A me più che forza questo sembra un meccanismo di difesa, che cela una colossale insicurezza. Puntando sempre il dito contro gli altri infatti, si distoglie abilmente l’attenzione da sé. Con il tempo ho imparato che la persona che giudica tanto gli altri, si accanisce ancora di più su sé stessa….  continua a rimproverare instancabilmente chi la circonda, per non sentire le mille voci giudicanti dentro di sé.

Per cui, cominciamo a pensare che “forte” è colui che si rende conto di tutto questo e lo affronta. E resiste alla tentazione di giudicare, e anche di “difendersi” dai giudizi altrui, emettendone a sua volta di altri sulla persona che lo aggredisce. E “coraggioso” non è chi dice tutto quello che gli passa per la testa, ma chi usa appunto il cuore, in tutto quello che vuole comunicare.

Nello stesso tempo, ricordiamoci che non siamo più dei bambini indifesi: possiamo allentare la presa emotiva che i giudizi hanno su di noi. Riconoscendo che la persona che giudica ha spesso un problema di autostima, e ha bisogno a sua volta di essere valorizzata. Capendo che i giudizi, così come ogni cosa che diciamo sugli altri, parlano più della persona che li emette, che di quella che li riceve. Certo, se in quello che ci viene detto riconosciamo qualcosa di vero, lo possiamo accogliere ed utilizzare come spunto di crescita.

Se siete cresciuti in un ambiente o vicino a persone molto giudicanti, avete un vantaggio: a un certo punto vi sarete arresi (o almeno ve lo auguro). Sarete stati sicuramente spinti a compiacere i giudici intorno a voi ma, qualunque cosa abbiate fatto, non sarà mai andata bene. Volete sapere la verità? Se qualcuno vi vuole giudicare, troverà sempre il modo di farlo. E volete sapere un’altra verità? Più ve la prenderete, e più loro continueranno a bersagliarvi. Perché funziona così. 

Per cui mettiamoci il cuore in pace e andiamo, con gioia, oltre tutto questo…

Io sono convinta anche che, finché diamo troppa importanza ai giudizi, è perché abbiamo bisogno di imparare a credere nel nostro potere personale. Quello che si regge da solo, senza l’approvazione di nessuno.

Emil Cioran, uno scrittore rumeno, diceva Se ci potessimo guardare con gli occhi degli altri, scompariremmo all’istante. Solo noi possiamo vedere come siamo fatti davvero. Solo con i nostri, preziosi, occhi. 

 

Amare ti rende libero?

Ho perso la testa per amore un paio di volte. Forse di più. Ero come impazzita dalla sofferenza. Perché si trattava di “amori impossibili”, quelli segnati da ombre, freddezza, dolore. Se mi guardo indietro mi sembra assurdo, che credessi in quel tipo di amore, che dicessi sinceramente di essere innamorata. Evidentemente dovevo viverlo ed attraversarlo, questo dolore profondo e sordo (alla gioia) che portavo dentro. Non c’era altro modo per liberarsene.

A volte i legami di dolore che si creano con altre persone sono razionalmente inspiegabili. Nei rari momenti di lucidità, ci si chiede perplessi: per quale motivo tengo così tanto a quella persona? Il fatto è che il legame non esiste nella testa, ma nel cuore. Vive di emozioni improvvise ed incontrollabili. Sono quelle che ci confondono, e richiedono la nostra attenzione.

Qualcuno parla di reincarnazione: questa è solo una delle tante esistenze che abbiamo vissuto, e che forse vivremo. In queste tante vite, stringiamo dei rapporti, succedono tante cose fra noi e gli altri, a volte non basta una sola realtà per risolverle. Ecco perché ci si incontra di nuovo, per avere la possibilità di andare oltre. Oltre cosa? Il proprio dolore. Abbracciare la gioia. Cos’è la gioia?

La gioia è innanzitutto accettazione della realtà. Ma non un’accettazione passiva, inerme. Un’accettazione viva, consapevole che tutto quello che succede è lì per farci trovare la strada per il nostro benessere.  Che è, prima di tutto, interiore. Così quello che viviamo all’esterno, è frutto di quel che siamo all’interno. Tutto quello che portiamo dentro, per fortuna, può cambiare ed evolvere continuamente. Siamo qui proprio per questo.

bchain14

Per tutto quello di irrisolto e confuso che portavo dentro, avevo molta paura del rapporto d’amore. Alcuni dicono che scegliamo proprio delle situazioni difficili, spesso impossibili, perché così sappiamo che non potranno mai andare a buon fine. Ecco perché soffriamo per amore, perché l’amore vero e proprio non lo vogliamo. Non siamo ancora pronti per aprirci all’altro. Credo ci sia della verità in questo. Nello stesso tempo però, credo nel destino e nel fatto che dobbiamo entrare in relazione con certe persone, nella nostra vita. Proprio perché avvenga la nostra trasformazione. Non con tutte poi, ovviamente, si soffre. Esistono legami di dolore e legami di gioia, quelli che ti rendono più maturo e libero. Anche se con modalità diverse, ogni persona con cui ti relazioni è lì per farti apprendere qualcosa di importante su di te.

Contrariamente a quello che si pensa, non c’è nulla che possa renderti più libero di un intenso rapporto d’amore. A dire la verità, ne avevo paura proprio perché ero consapevole di quanto, in una seria relazione a due, ci si dovesse mettere in gioco e donarsi. Perché nessun lato di te sfugge al contatto profondo con un’altra persona: ed è appunto questo che, quando lo accetti e ti butti con coraggio in quest’esperienza, ti rende completamente libero. Finalmente sei lì, davanti a te stesso. No, non puoi più scappare. Eccoti. Be’, alla fine non sei così orrendo come credevi. Sei un essere umano pieno di debolezze ed oscurità, ma anche di tanti sorrisi e luce. Sei qui per essere te stesso. E diventi libero dal rifiuto di te. Sì, l’altro, il compagno che la vita ti ha voluto donare, ti ama e ti abbraccia per quello che sei.

Non c’è niente di meglio però, dell’abbraccio che si dà a sé stessi. L’altro ti può supportare ed ispirare in questo, ma tu sei l’unico che può farlo davvero. Ti auguro di farlo ogni giorno, con grande forza. E gioia.

Un uomo e una donna.

Un uomo e una donna: uno di fronte all’altra, nello spazio vuoto. Si guardano e nei loro occhi leggono: gioia, amore, paura.

“Hai paura?” urla l’uomo alla donna, da lontano. La donna si irrigidisce, abbassa lo sguardo. L’uomo diventa incurante, le volta le spalle: davanti a lui appaiono dei fornelli, dove inizia a cucinare con arte, riempiendo ben presto lo spazio di accattivanti aromi.

La donna si riscuote, compie dei passi nella sua direzione. Quando si ferma al centro dello spazio, compare davanti a lei una tavola, che di buon grado si dispone ad apparecchiare.

(immagine trovata su Internet)

Sui muri bianchi si delineano delle finestre, attraverso cui si fa strada il sole. I suoi raggi illuminano la donna, che indossa un bellissimo vestito rosso, scollato. Come l’uomo, ha la pelle di un bel colore dorato. Lui abbandona per un attimo la cucina, la prende per mano, la aiuta a preparare la tavola, le poggia le labbra sul collo.

“Ho voglia di far l’amore con te” dichiara. “Sei bella, profumi di angeli e rose”.

“E com’è il profumo degli angeli?” chiede lei divertita, arrossendo.

“Non lo so tesoro! Ma tu ce l’hai!” esclama lui tornando ai fornelli, con un sorriso disteso. La donna si siede in silenzio al tavolo ormai pronto, guardando distratta nella direzione opposta a quella dell’uomo. “Non mi dici niente oggi” si lamenta lui, riempiendole il piatto di pasta. “Mangia allora!” Lei guarda il cibo vogliosa, poi guarda l’uomo e nei suoi occhi incontra di nuovo il desiderio. Le sfugge un altro sorriso: è bello lui, molto bello. Il suo corpo e il suo viso hanno i colori del cioccolato, come quelli della donna. Lei riesce a vedere anche il colore della sua anima: è gialla, rossa e nera. Lei tiene gli occhi ben aperti su quel nero, che disegna i contorni delle sue paure.

Lui si siede a tavola e mangia; non dice più nulla, i suoi occhi ogni tanto si rabbuiano e guardano altrove. Lei gli parla: “Sei bello e mi piaci molto. Sei anche dolce, solare, profondo”. Fa una pausa, gli occhi lacrimano ora: “Io so tutto della tua profondità”.  Lui la guarda incerto. Lei continua: “Io però non sono la tua donna e non voglio più mangiare insieme a te. Grazie per l’invito ma questa volta vado via”. L’uomo smette di mangiare, rivolge alla donna uno sguardo aggrottato, ferito. “Hai rovinato tutto” mormora. “Non c’era nulla da rovinare” scandisce lei con la voce ben ferma, mentre si alza.