Scritti da Saturno

di Rossella Arena

Tag: denti del giudizio

I denti del giudizio e la dentosofia (quarta parte).

I denti del giudizio e la dentosofia (prima parte)

I denti del giudizio e la dentosofia (seconda parte)

I denti del giudizio e la dentosofia (terza parte)

I denti del giudizio e la dentosofia (quinta parte)

Dopo alcuni mesi, scrivo un nuovo post per aggiornarvi sulla mia esperienza con l’attivatore dentale. Volevo farlo da tanto, e da poco mi ci ha fatto ripensare una lettrice del blog, che in un commento mi racconta che sta iniziando anche lei la sua terapia con un dentosofo. Da giugno 2012 i miei denti sono molto cambiati, si sono raddrizzati decisamente (anche se in realtà la mia bocca aveva già di base una dentatura abbastanza regolare). I denti del giudizio stanno venendo allo scoperto. Ce n’è uno con una carie che prima era poco visibile, perché si trovava nella zona inclusa del dente, coperta da una gengiva prepotente. Adesso si vede invece chiaramente e risulterà forse anche più facilmente operabile. Parallelamente alla rieducazione dentale sto portando avanti anche un percorso di rieducazione visiva: non sto a raccontarvi nel dettaglio (forse ve ne parlerò in futuro) ma avevo un difetto di convergenza oculare, una sorta di strabismo latente, che mi aveva portato a vedere doppio. A novembre 2012 ho potuto riscontrare che anche i miei occhi si sono raddrizzati, nella visione da vicino. Il dentosofo mi diceva che attivare i denti avrebbe potuto anche aiutarmi per attivare gli occhi; credo sia stato proprio così, mentre facevo gli esercizi per entrambi i percorsi ho verificato una forte connessione fra le due esperienze.

Sono felice di aver scelto di curarmi così. Ci vuole costanza, certo. All’inizio bisogna portare l’attivatore un’ora al giorno, in modalità passiva e 15-20 minuti in modalità attiva. Quando poi si inizia a tenerlo anche di notte, di giorno si può fare soltanto l’esercizio attivo. Il più delle volte sono riuscita a portarlo di notte senza problemi, ma in qualche caso, avendo il raffreddore o perché usandolo mi sentivo la bocca indolenzita, ho dormito anche senza. Anche in questi giorni ho dolore (sopportabile) alla bocca e alla testa, e a malincuore sto facendo meno di usarlo. La prossima settimana avrò un nuovo controllo dal dentosofo e decideremo insieme se è il caso di continuare ad indossarlo.

A ottobre 2012 ci sono state due novità: la prima è l’aver sostituito l’attivatore perché, come potete vedere dalla foto, il vecchio si era molto usurato.

Sostituzione attivatore. Il nuovo è quello a sinistra.

Sostituzione attivatore. Il nuovo è quello a sinistra.

La seconda è che ho iniziato a portarlo di notte con del nastro adesivo medico sulla bocca. Questo mi ha aiutato a non aprirla durante il sonno e a respirare con il naso, che è una cosa molto importante perché il lavoro di attivazione e il successivo raddrizzamento della dentatura vengono determinati soprattutto da una corretta deglutizione. In estate, forse per il caldo o forse per il carico d’ansia post terremoto, durante il sonno respiravo male e tenevo la bocca più aperta: l’attivatore allora si spostava e il suo errato posizionamento mi causava anche delle piccole lesioni. Per ovviare al problema il dentosofo mi ha proposto questa soluzione e, anche se all’inizio mi veniva un po’ da ridere (!) ho potuto constatare nel tempo che questa semplice tecnica ha funzionato a dovere. Attualmente non uso il nastro tutte le notti (dopo mesi di utilizzo costante mi seccava tremendamente le labbra) ma solo un paio di volte a settimana; anche perché ho ormai constatato che il modo di respirare è cambiato positivamente.

Grazie a tutti di leggermi e di seguirmi, ho visto che i post che parlano di questo argomento sono fra i più visitati. Credo quindi che stia crescendo molto l’interesse per questo tipo di terapia. Mi fa tanto piacere, perché nella mia esperienza l’attivatore dentale si è rivelato uno strumento efficace a 360° per la mia salute: anche a livello interiore, la mia serenità è cresciuta giorno dopo giorno.

Cerco di aggiornarvi dopo la prossima visita.

A presto!

 

I denti del giudizio e la dentosofia (prima parte)

I denti del giudizio e la dentosofia (seconda parte)

I denti del giudizio e la dentosofia (terza parte)

I denti del giudizio e la dentosofia (quinta parte)

I denti del giudizio e la dentosofia (prima parte).

I denti del giudizio e la dentosofia (seconda parte)

I denti del giudizio e la dentosofia (terza parte)

I denti del giudizio e la dentosofia (quarta parte)

I denti del giudizio e la dentosofia (quinta parte)

Stanotte ho sognato i miei denti. Non ho fatto uno dei sogni più frequenti nell’immaginario onirico, dove si vedono i denti cadere, immagine che di solito si manifesta per indicare al sognatore un calo di energia. Ho visto anzi che la mia bocca si era decisamente ingrandita: fra la dentatura e l’interno delle guance si era creato uno spazio ampio e ben definito.

Ho pensato fosse arrivato dunque il momento di scrivere dell’attivatore, un apparecchio per i denti che sto usando da febbraio. Qualche anno fa, dopo un’usuale visita di controllo, ho saputo che i miei denti del giudizio erano inclusi, ovvero cresciuti per metà, mentre l’altra metà era costretta sotto la gengiva. Ogni volta che facevo un controllo, mi dicevano che questi denti non si sarebbero mai sviluppati e che andavano estratti tutti e quattro.

(immagine trovata su Internet)

Mi sono sempre ribellata all’idea e non solo per la mia ventennale diffidenza nei confronti dei dentisti. Quand’ero piccola mia madre mi aveva portato per la prima volta da uno di loro; senza spiegarmi cosa avessi e cosa mi stava facendo, quel medico mi spalancò la bocca e, in un completo quanto inquietante silenzio, mi iniettò in un dente l’anestetico. Mi spaventai e corsi via dal suo studio, per rientrare in quello di un altro odontoiatra solo verso i 20 anni. Il dentista prescelto strabuzzò gli occhi, nell’apprendere che non mi ero mai fatta curare i denti da nessuno e stupito che, nonostante questo, avessi una dentatura tutto sommato sana. Negli anni continuai a curarmi da lui ma, quando si presentò il problema dei denti del giudizio, non riuscì a convincermi ad estrarli. Per fortuna non ho mai avuto grossi problemi, al limite un po’ di dolore e gonfiore saltuario: questo perché la gengiva ricurva sul dente forma una sorta di “tasca”, ideale per l’annidarsi dei batteri, che possono causare piccole infiammazioni ed infezioni. Trascorsi comunque tre anni dal primo controllo, la diagnosi dei vari dentisti era rimasta sempre la stessa mentre i denti del giudizio superiori, annoverati dagli esperti fra quelli che “non sarebbero mai cresciuti”, si erano completamente formati! Rimanevano dunque come candidati all’estrazione soltanto i due denti inferiori: io però, incoraggiata anche dallo sviluppo dei denti superiori, continuavo a pensare che era assurdo voler liberarsi dei terzi molari, che la natura stessa ci aveva donato e che dovevano pur avere la loro funzione e ragione d’essere. Mentre mi mantenevo ben attaccata a quest’idea, incontrai sulla mia strada la dentosofia, che letteralmente significa “saggezza dei denti”:  nata in Francia, questa terapia vuole curare i nostri denti con un approccio olistico, considerando il loro stato come un riflesso delle condizioni del nostro intero organismo. Il modo in cui i denti si dispongono nella nostra bocca dipende ad esempio anche da come mastichiamo o respiriamo, dalle posture errate che assumiamo, dalle tensioni attive nel nostro corpo. Lo strumento principale della dentosofia è un particolare apparecchio, chiamato attivatore, che aiuta appunto il paziente ad “attivare” l’equilibrio all’interno della propria bocca.

I denti del giudizio e la dentosofia (seconda parte)

I denti del giudizio e la dentosofia (terza parte)

I denti del giudizio e la dentosofia (quarta parte)

I denti del giudizio e la dentosofia (quinta parte)