Scritti da Saturno

di Rossella Arena

Tag: occhi

Incontro con Arcadij Petrov, creatore del metodo “L’albero della vita”/1

Da un anno mi sto dedicando allo studio del metodo di guarigione “L’albero della vita” di Arcadij Petrov, grazie ai corsi organizzati da questa associazione. La mia esperienza è stata molto positiva: fin dai primissimi esercizi ho sentito un forte incremento della mia energia e ho avuto anche miglioramenti specifici a livello di salute.

Lightning

Per esempio per il problema agli occhi continuavo a fare esercizi di mantenimento, che dovevo ripetere periodicamente; dopo aver eseguito invece per qualche mese uno degli esercizi di questo metodo, ho trovato nel corso dell’anno una maggiore autonomia che mi consente attualmente di stare anche tre – quattro mesi senza avvertire fastidi e senza ricorrere a nessun esercizio (per me è un ENORME risultato). Il metodo si basa su esercizi più o meno complessi la cui pratica costante consente di aumentare l’attività cerebrale: da questa attivazione si possono ottenere benefici a livello di creatività e di efficienza mentale, di salute e di esperienze spirituali. Come tutti i metodi va sperimentato personalmente e produce in ognuno risultati diversi.

(… continua…)

Il potere del giudizio.

Carissimi lettori, dopo un abbondante mese di vacanza, volevo parlarvi di un tema su cui rifletto da tanto: il potere del giudizio. Credo che abbia molto a che vedere con il modo in cui veniamo educati. Ho visto dei bambini terrorizzati di fronte a un adulto, o comunque decisamente attenti alla sua reazione. Quasi istintivamente siamo abituati ad ammonirli con dei severi “no!”, appena fanno qualcosa di sbagliato. Loro sentono che siamo arrabbiati ma non capiscono bene il perché. Pian piano si adeguano alle richieste degli adulti, per essere rimproverati il meno possibile.

Ecco, io il potere del giudizio lo ricollego a questo. Mi spiego meglio. Il giudizio è come un rimprovero, un comunicare all’altro: tu non vai bene così. Questo messaggio ha un forte impatto emotivo su ognuno di noi. Perché tutti abbiamo bisogno di conferme e rassicurazioni, e a nessuno fa piacere essere giudicato. Non criticato, attenzione: la critica anzi può essere costruttiva ed utile. Quando è fatta con cura, porta crescita ed affinamento delle proprie capacità: può essere anche più preziosa di un complimento superficiale. Il giudizio invece è sì una critica, ma  esposta con una certa durezza ed aggressività; un’osservazione fatta per puntare il dito contro l’altro, senza pensare né alla sua reazione, né se quello che diciamo possa effettivamente aiutarlo. I giudizi sono frasi sprezzanti, che tutti capiamo quanto sia spiacevole ricevere: questa comprensione risulta però meno evidente quando siamo noi che le rivolgiamo agli altri. 

Le persone molto giudicanti sono temute e “rispettate” proprio per questo motivo: a nessuno fa piacere ricevere le loro pungenti e fredde considerazioni. A livello sociale si arriva addirittura a ritenerle forti e coraggiose, perché non hanno paura di dire agli altri quello che (di male) pensano. A me più che forza questo sembra un meccanismo di difesa, che cela una colossale insicurezza. Puntando sempre il dito contro gli altri infatti, si distoglie abilmente l’attenzione da sé. Con il tempo ho imparato che la persona che giudica tanto gli altri, si accanisce ancora di più su sé stessa….  continua a rimproverare instancabilmente chi la circonda, per non sentire le mille voci giudicanti dentro di sé.

Per cui, cominciamo a pensare che “forte” è colui che si rende conto di tutto questo e lo affronta. E resiste alla tentazione di giudicare, e anche di “difendersi” dai giudizi altrui, emettendone a sua volta di altri sulla persona che lo aggredisce. E “coraggioso” non è chi dice tutto quello che gli passa per la testa, ma chi usa appunto il cuore, in tutto quello che vuole comunicare.

Nello stesso tempo, ricordiamoci che non siamo più dei bambini indifesi: possiamo allentare la presa emotiva che i giudizi hanno su di noi. Riconoscendo che la persona che giudica ha spesso un problema di autostima, e ha bisogno a sua volta di essere valorizzata. Capendo che i giudizi, così come ogni cosa che diciamo sugli altri, parlano più della persona che li emette, che di quella che li riceve. Certo, se in quello che ci viene detto riconosciamo qualcosa di vero, lo possiamo accogliere ed utilizzare come spunto di crescita.

Se siete cresciuti in un ambiente o vicino a persone molto giudicanti, avete un vantaggio: a un certo punto vi sarete arresi (o almeno ve lo auguro). Sarete stati sicuramente spinti a compiacere i giudici intorno a voi ma, qualunque cosa abbiate fatto, non sarà mai andata bene. Volete sapere la verità? Se qualcuno vi vuole giudicare, troverà sempre il modo di farlo. E volete sapere un’altra verità? Più ve la prenderete, e più loro continueranno a bersagliarvi. Perché funziona così. 

Per cui mettiamoci il cuore in pace e andiamo, con gioia, oltre tutto questo…

Io sono convinta anche che, finché diamo troppa importanza ai giudizi, è perché abbiamo bisogno di imparare a credere nel nostro potere personale. Quello che si regge da solo, senza l’approvazione di nessuno.

Emil Cioran, uno scrittore rumeno, diceva Se ci potessimo guardare con gli occhi degli altri, scompariremmo all’istante. Solo noi possiamo vedere come siamo fatti davvero. Solo con i nostri, preziosi, occhi. 

 

I miei occhi. (4)

I miei occhi. (1)

I miei occhi. (2)

I miei occhi. (3)

Piano piano sto ritrovando il mio posto, la mia visione delle cose (che diventano sempre più chiare, dentro e fuori di me). Dopo più di due anni di lavoro quotidiano, è arrivata anche dal mio corpo la conferma di essere sulla strada giusta: sia la visione da vicino, che quella da lontano, sono notevolmente migliorate. I miei occhi, così diversi l’uno dall’altro, hanno imparato a guardare insieme.

Prima di curarmi non lo sapevo e non l’avrei mai immaginato, ma la dottoressa mi ha spiegato che disturbi di questo tipo agli occhi possono portare anche difficoltà nel guidare e in generale in tutte le attività in cui è necessaria una certa concentrazione (per approfondire leggete questa pagina).

Mi sono riconosciuta molto in questa descrizione:

(Exoforia:) Gli occhi tendono a deviare verso l’esterno, come se volessero scappare uno dall’altro. È come essere su una carrozza trainata da due cavalli che, anziché andare dritti, tendono entrambi a fuggire verso l’esterno della strada. Il viaggio non può essere facile e, anche se alla fine si raggiunge la meta, la fatica del conduttore sarà grande.

Mentre mi curavo ho aperto gli occhi: ho abbracciato e compreso i problemi di concentrazione e gli improvvisi cali di rendimento avuti in passato durante i miei studi (sia alle scuole superiori che poi all’Università). Con grandi sforzi ho sempre perseguito vari percorsi, lavorativi e non, ma in alcuni casi ho impiegato tanto tempo per portarli a termine.

Per questo sono ancora più felice di aver finalmente affrontato il problema, la cui risoluzione mi sta portando anche a un netto miglioramento della mia concentrazione, e di conseguenza di tutte le mie attività quotidiane. Non solo, è stato anche un punto di partenza per fare pace con il passato. 

Non so se sono riuscita a trasmettervi almeno un po’ della grande felicità che provo…

Immaginate di ritrovarvi dentro un profondissimo pozzo, paralizzati dal buio: avete tanta paura e i vostri occhi, spalancati nell’oscurità, si muovono ininterrottamente e a scatti. Immaginate poi che il pozzo venga illuminato, che l’ambiente intorno a voi vi appaia chiaramente. I vostri occhi si tranquillizzano, finalmente guardano ciò che li circonda, e possono vedere che è persino possibile uscire dal pozzo.

Ora siete al di fuori, passeggiate in mezzo a una splendida natura, con un sorriso e gli occhi distesi nel cielo azzurro.

cielo

Così mi sento adesso.

PS: Tenete gli occhi aperti ma non troppo, e per ogni informazione scrivetemi!

I miei occhi. (1)

I miei occhi. (2)

I miei occhi. (3)