Scritti da Saturno

di Rossella Arena

Tag: rabbia

Il male si combatte amando.

In questo periodo sto riflettendo molto sull’efficacia concreta della preghiera e mi sono resa conto che in qualche modo  tutto ciò che diciamo è una preghiera, perché attraverso le nostre parole diamo voce, consciamente o inconsciamente, a tutto ciò che desideriamo nella nostra vita.

Mi sembra molto importante esercitarsi ogni giorno a concentrarsi sulle cose per cui si è grati, scegliendo di lasciare andare tutte quelle che ci danno fastidio o addirittura odiamo. Perché in realtà, ponendoci continuamente contro di esse, non facciamo altro che rafforzarle, attirarle nelle nostre giornate e togliere spazio a quelle che amiamo. Per far questo occorre sorvegliarsi continuamente, perché l’abitudine alla contestazione di ciò che offende i nostri valori e la nostra sensibilità è molto radicata. Anche quando non siamo esattamente dei rivoluzionari, possiamo ribollire al nostro interno.

Un utile esercizio da fare può essere questo: ogni volta che si presenta nella nostra mente o nella nostra vita una cosa o una persona fastidiosa, dichiarare ad alta voce o in forma scritta “Lascio andare l’odio per (cosa o persona)”. Contemporaneamente si può scrivere una lista delle cose che si amano (in sé, negli altri, attività preferite etc.) e di tutte le cose per cui si è grati.

Provate per almeno una settimana e osservate dopo come vi sentite.

I denti del giudizio e la dentosofia (terza parte).

I denti del giudizio e la dentosofia (prima parte)

I denti del giudizio e la dentosofia (seconda parte)

I denti del giudizio e la dentosofia (quarta parte)

I denti del giudizio e la dentosofia (quinta parte)

(continua dalla seconda parte) Ho cercato quindi di arrabbiarmi di meno, dando attenzione solo a quelle cose e persone che mi permettono di crescere e/o di essere serena. Non è sempre facile ma ci sto provando. La prima volta che mi sono vista con l’attivatore, mi è venuta in mente l’immagine di un toro furioso. “Sembri un pugile” mi hanno detto in un coro unanime i pochi eletti che hanno avuto la possibilità di vedermi. Mi ha aiutato anche il dover portare l’attivatore in bocca per gli esercizi quotidiani: durante questi non è possibile parlare e dunque si sono creati più momenti di benefico silenzio. Quanto tempo prezioso perdiamo ogni giorno in polemiche inutili e discorsi superficiali? Per prendere piena confidenza con l’attivatore e non avere più fastidi, ho impiegato un paio di settimane.

Il mio attivatore e la sua scatolina

Si inizia indossandolo solo durante il giorno ed eseguendo due esercizi, uno “attivo” e uno “passivo”: quest’ultimo consiste nel posizionarlo, chiudere bene la bocca e non parlare per un’ora, durante la quale si possono però continuare le normali attività quotidiane: cucinare, lavorare al computer, leggere etc. L’esercizio attivo richiede invece una maggiore dedizione, perché dev’essere fatto assumendo una posizione comoda (per esempio stesi sul letto o seduti su una poltrona) e associando al tenere in bocca l’attivatore anche degli esercizi di respirazione, effettuati tenendo la lingua schiacciata contro il palato. Si chiama “attivo” appunto, perché crea un maggiore coinvolgimento della propria attenzione (e dei muscoli della mascella!). I primi giorni mi sentivo sempre la bocca indolenzita; in più dopo una settimana ho iniziato anche ad avere dei dolori al collo, alla schiena e soprattutto alle gambe, che si contraevano molto. Piano piano sono passati ma il dentosofo mi ha spiegato che, se fossero continuati, sarebbe stato necessario fare una visita dall’osteopata: dato che il benessere della dentatura è collegato anche a quello del resto del corpo, modificare la posizione dei denti, portandoli a raddrizzarsi, poteva far venire alla luce eventuali problemi alla schiena o articolari, su cui si rendeva necessario intervenire con una terapia mirata. Per fortuna non è stato il mio caso.

Dopo due settimane ho iniziato a portare l’attivatore anche di notte ma le prime sere non riuscivo a tenerlo molto a lungo. Mi svegliavo sempre intorno alle 3 per toglierlo, perché sentivo un forte indolenzimento in tutta la bocca. Piano piano mi sono abituata, mi ha aiutato tanto inserirlo un’ora prima di andare a dormire, per dare la possibilità alla bocca di adattarsi lentamente alla sua forma. Per chi dovesse avere problemi  di infiammazione, è prevista comunque la possibilità di utilizzare degli analgesici naturali (le prime volte ho usato il Rescue Remedy, ma alla fine ho smesso perché mi causava secchezza). Ieri sono stata alla visita di controllo, anche il dentosofo ha ravvisato che la bocca sta diventando più grande. Io vedo molto più dritti soprattutto i denti superiori. Continuo con fiducia questo percorso di “apertura”.

I denti del giudizio e la dentosofia (prima parte)

I denti del giudizio e la dentosofia (seconda parte)

I denti del giudizio e la dentosofia (quarta parte)

I denti del giudizio e la dentosofia (quinta parte)

Un uomo e una donna/2.

(immagine trovata su Internet, autore ignoto)

Una donna è seduta ad un tavolo rettangolare, sta creando un collage di fotografie. Un uomo entra furioso nella stanza e, con un solo movimento della mano ampia, rovescia il tavolo e tutte le foto per terra.

“Ma cosa fai?” urla la donna, scioccata.

“Cosa fai TU!” grida l’uomo. “Ho scoperto tutto: so che sei innamorata di un altro!”. Stringe i pugni con forza pronunciando queste parole, impotente.

“Ma di chi? Sei impazzito oggi?”

“Non negare!” si scalda lui, elevando il tono della voce. “Di quello, l’artista, lo scultore!”.

“Stai parlando di Angelo? Ma che  cosa stai dicendo? Non è certo con lui che vivo le mie giornate.”

“Ah sì? E con chi le vivi eh? Con queste stupide foto?”. Calpesta le foto ai suoi piedi con le scarpe.

“Ora basta!” urla lei. “Parleremo quando ti sarai calmato”.

“E invece no, noi parliamo adesso… puttana!”

Gli occhi della donna si velano per un attimo: poi quegli stessi occhi fulminano l’uomo. La donna gli volta le spalle, allontanandosi verso l’uscita.

“Dove vai? Aspetta, sai che non è quello che penso. Lo sai vero?” implora lui.

La donna lo ignora e continua ad allontanarsi. L’uomo le afferra una spalla.

“Dove vai? Mi devi ascoltare!” ordina con durezza.

“Lasciami stare” grida lei, stringendo a sua volta con rabbia il braccio di lui, aggredendogli la pelle con le unghie.

L’uomo ritira il braccio sorpreso ma subito, con compiacimento, le indica una zona che si sta scurendo.

“Guarda cos’hai fatto, mi verrà un livido! Lo sai che potrei denunciarti, per questo?”

“Che cosa vuoi?” domanda la donna, gelida.

“La verità!” urla di nuovo l’uomo.

“Vuoi la verità?” chiede lei a voce alta. “La verità è che non amo nessuno, nessuno dei due. Né Angelo, con cui ho passato solo un giorno della mia vita… né di certo te!” conclude con più forza, allargando le braccia per mostrargli il tavolo riverso al centro della stanza.

“Lo sapevo, lo sapevo che non mi amavi” piange lui.

“Bene, lo sai ora. Che cosa vuoi fare?” chiede la donna, di pietra.

“Niente” replica lui “proprio niente”. Dopo qualche minuto di pausa aggiunge: “Vado via. … mi dispiace per il collage ma ne farai un altro. Tanto è quella la tua vita. Non certo gli uomini. Non certo io”.

Lei serra le labbra, guardandolo. Continua a guardarlo mentre va via, vede il viso e le spalle basse, le mani raccolte in un pugno un po’ più morbido di prima.

Da sola, la donna si china per terra, raccoglie con cura tutte le foto, rimette il tavolo dritto e di nuovo ci si siede.